Essere mamma

Come crescere un neonato

Crescere un neonato è un percorso ricco, stimolante e allo stesso tempo pieno di dubbi e paure. Vediamo insieme come affrontarlo nel migliore dei modi, sia per il bene del bambino che del genitore.

12.10.2023

BUONA - Blog

Non esiste un solo modo corretto per crescere un neonato, se non amarlo e metterlo in condizione di crescere sano, forte e sicuro di sé.

Ma come fare a capire se stiamo agendo al meglio e che la semina darà buoni frutti?

Scopriamo insieme come gettare le basi per un’educazione sicura e per la felicità presente e futura del nostro bambino.

La mente del bambino

La mente del bambino, come sappiamo osservandone il comportamento e come hanno dimostrato gli studi di generazioni di psicologi, è fondamentalmente diversa da quella di un adulto: un bambino piccolo pensa e si emoziona in modo differente rispetto a un bambino più grandicello, un adolescente, un adulto. Queste differenze non sono tanto di tipo quantitativo, come se la mente fosse ancora in miniatura, quanto di tipo qualitativo: esse non rispecchiano soltanto un diverso numero di esperienze e adattamenti ma anche profonde differenze della maturazione dei sensi e delle capacità motorie e cognitive”.

È quanto afferma Alberto Oliviero (medico e biologo italiano, nonché uno fra i maggiori studiosi di psicobiologia e neuroscienze), sostenendo come e quanto il bambino viva e traduca ogni esperienza prima secondo il parametro della motricità, poi della concretezza e solo infine nell’astrazione: ergo, il cervello impara mentre il bambino agisce.

Se da un lato l’esperienza del mondo permette al bambino di sviluppare una sua idea dello stesso, l’ambiente familiare definisce ciò che il bambino sarà da grande: le esperienze dei neonati influenzano direttamente la sfera emotiva, emozionale e fisica dell’adulta che sarà.

Durante i primi mesi di vita, tramite un comportamento imitativo, il bambino apprende pensieri, emozioni e comportamenti dalla figura di riferimento, che sia un genitore o altri.

Acquisire quegli strumenti educativi e di cura di cui il bambino ha bisogno e saperne tradurre i bisogni e le richieste getta le basi per la costruzione di un attaccamento sicuro e una crescita psico-emotiva sana del bambino.

Queste sono competenze che spesso vengono confuse e confinate all’istinto materno e mettono fin troppo spesso il genitore, specialmente la madre, in una condizione di insicurezza e senso di colpa: se non comprendo al volo il mio bambino sono una madre sbagliata?

La risposta è no, perché come disse il grande Antonio de Curtis, in arte Totò: “nessuno nasce imparato”.

I 7 bisogni irrinunciabili del bambino

Conoscere i bisogni del bambino ci permette di crescerlo al massimo delle nostre possibilità.

Il pediatra americano T. Berry Brazelton è stato il primo a parlare dei “bisogni irrinunciabili dei bambini”, distinguendoli in sette categorie:

  1. bisogni fisiologici, ovvero quei bisogni che sono innati nel bambino. Prendendoci cura del bambino attiviamo il cosiddetto “dialogo tonico”, ovvero la relazione che si crea tra l’adulto e il neonato durante i primi mesi di vita ed è favorita dal contatto pelle a pelle e dà vita ai primi legami emotivi e alle percezioni sensoriali. Tatto, olfatto, gusto, udito e vista sono gli strumenti “educativi” che attivano il dialogo tonico, come durante l’allattamento al seno, il bagnetto, quando vestiamo il bambino, lo accarezziamo o lo prendiamo in braccio. Si risponde in questo modo a quello che Brazelton chiama “bisogno di sviluppare costanti relazioni di accudimento”;
  2. bisogni di protezione fisica e sicurezza: garantire azioni e situazioni “stabili, ripetute e sicure” contribuisce al completamento dello sviluppo neurobiologico del bambino. Pertanto è bene offrire al bambino un ambiente familiare e domestico senza pericoli (che sia attraverso la protezione degli spigoli dei mobili o delle prese elettriche e così via), dai ritmi abbastanza regolari e dalle funzioni precise e chiare, che il bambino possa vivere come una “base sicura” a cui poter sempre tornare;
  3. è importante offrire al bambino esperienze modellate sulle differenze individuali, che rispondano alle preferenze e alle inclinazioni del bambino, senza che le nostre preferenze e inclinazioni influenzino o limitino le sue;
  4. bisogni cognitivi, espressi dalla curiosità, dall’esplorazione e dalla manipolazione dell’ambiente fisico circostante. Pertanto le attività educative rivolte al bambino non dovranno essere casuali ma dovranno seguire e rispondere alle diverse fasi del suo sviluppo neurobiologico, fisico ed emotivo.
  5. è importante inoltre definire dei limiti e fornire una struttura e delle aspettative. Le regole (che devono adattarsi alla fase evolutiva in cui il bambino si trova) consentono al bambino di muoversi nel mondo sapendo cosa è bene fare e come non agire, fornendogli quindi una “struttura” e delle “aspettative”. Ad esempio, un bambino senza regole, rischia di trovarsi in difficoltà o sentirsi a disagio in un contesto sociale come quello scolastico e questo non può che minare alla sua sicurezza e percezione del mondo e di sé;
  6. far parte di una comunità offre al bambino una rete di protezione, risorse relazionali ed affettive, supporto e sostegno che lo faranno sentire sicuro e protetto. Si pensi ai compagni di classe, alla squadra del calcetto, degli scacchi o al gruppo di danza. Si parla in questo caso di bisogno di comunità e continuità culturale;
  7. infine, non per importanza, Brazelton parla di “bisogno di salvaguardare il futuro”: ogni bambino deve crescere con la fiducia nel futuro e la speranza nel cuore, così che possa affrontare ogni sfida e fatica del presente, consapevole che ha tutti gli strumenti necessari per costruire il proprio destino.

L’importanza dell’amore

Sembra banale ma non lo è: non esiste un modo giusto per crescere un bambino, se non quello di amarlo incondizionatamente, ogni giorno di più e meglio del giorno precedente.

Infatti, una volta fatta una panoramica delle urgenze e dei bisogni fisiologici e di gestione del bambino, non possiamo che soffermarci sull’impatto che l’amore e l’essere amati hanno su uno sviluppo sano e benefico del bambino.

Parlando di “pedagogia ad alto contatto”, il pediatra e psicoanalista britannico Donald Woods Winnicott affermava:

Il comportamento della persona che fu odiata da bambino può essere facilmente riassunto: trascorreranno il resto della loro vita facendo tutto ciò che è necessario per evitare di essere nuovamente odiati. Ciò che voglio dire con questo è che il comportamento del genitore verso il figlio è fortemente incompatibile con o direttamente contrario ai suoi bisogni di sviluppo (le “aspettative biologiche”, come dice Jean Liedloff); il bambino sperimenta questo comportamento come odio senza riguardo a quello che il genitore possa sentire.”

Il bambino vede nella figura del genitore o del caregiver (colui che se ne prende cura) uno specchio della realtà e di se stesso: se offriamo al bambino un’immagine specchiata di sé positiva, lo aiutiamo a costruire una base sicura su cui fonderà la sua personalità.

Gettare i bambini nel mondo aspettando che “se la cavino da soli” o agendo in maniera distaccata per non “viziarli”, non farà altro che instillare paura e timore nel bambino.

Se nelle prime fasi della sua vita il neonato non si sentirà amato ma trascurato o addirittura “abbandonato”, percepirà quella mancanza di amore e di attaccamento come una sua colpa e non come responsabilità del genitore.

Al contrario, tenere in braccio il neonato, cullarlo, accarezzarlo, guardarlo negli occhi e praticare un contatto positivo e delle sane attività di attaccamento, svilupperanno nel neonato non solo la fiducia in sé ma anche la sua capacità di vedersi come buono e meritevole di amore.

Perché, come direbbero Lilo & Stitch: “Ohana” significa famiglia e famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato".

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